Nel proporre i brani di questo lavoro, mi sono accorto di essere davanti ad un caleidoscopio di immagini musicali, che nell'insieme dipingono un buon autoritratto di me in quanto compositore ed esecutore.
Di più, un autoritratto dell’uomo-musicista che in me vive come identità profonda e determinante.
Per questo il titolo quasi avvolge e culla nel mio nome di battesimo la parola musica come definizione di un destino.
Caleidoscopio dicevo, di brani raccolti in unità da un unico movimento di ricerca e espressione del sé attraverso forme e suggestioni diverse, ma anche accomunati dalla voglia di composizioni con temi ampi e articolati, saldamente strutturate e arrangiate, anche grazie all'uso non meramente esornativo degli amati archi qui rappresentati dall'ottimo “Khora Quartet”.
“Adrift” è la narrazione di un momento di perdita della rotta tracciata, ma anche il brivido od il desiderio che questo accada, se la rotta è alienazione e hai bisogno di tornare a guardare le stelle per un nuovo porto da raggiungere. Un andare alla deriva dunque quale momento provvisorio, di tregua, per ricontrollare il sestante e tornare a solcare il mare a vele spiegate. Non un brano di rinuncia ma di speranza, di ricerca di un mare più vasto da esplorare.
“Tango Suite” racconta la mia passione, già più volte espressa in altre composizioni, per questo intenso e passionale ritmo di danza, che qui pian piano si trasforma e come un camaleonte cambia e ricambia colore.
“Sulla Rena” è un brano già pubblicato in “Mottetti” nella formula del trio e che qui dona il suo tema alla sensibilità del sax soprano, sospeso sopra un arrangiamento di morbidi archi.
“St. Michael’s Prayer”: chi voglia sapere di più di questo brano può consultare il mio sito www.gianmarioliuni.it nella sezione “Partiture”. L’origine è la commissione di una parrocchia, ma questa ulteriore variante testimonia la mia avversione a inchiodare la musica in generi o categorie. Una bella melodia può, anzi quasi deve, essere ripresentata sotto diversi punti di vista, che ne scoprano tutto il suo potenziale senza tradirne l’ispirazione originale.
In “Unusual person” ho cercato ritmi inusuali e complessi per il divertimento di una musica un po’ irriverente e pirotecnica.
“No Answers” rappresenta la trascrizione per doppio quartetto d’archi di un mio precedente brano per pianoforte solo. Il brano è una serie di frasi ognuna con la sua risposta, ma a volte riceviamo risposte che non sono risposte, che non comunicano niente (forse anche di proposito) e sono peggio del silenzio. Un silenzio di incomunicabilità che nella società dell'ipercomunicazione si presenta in tutto il suo paradossale e straziante dolore.
“Piccola malinconia” è una classica jazz ballad per il classico jazz trio…Piccola malinconia, piccolo gruppo, grande intimità e partecipazione di cuori in ascolto.
“My City Rhythm” nasce sull’onda dei miei due precedenti lavori dedicati al jazz-rock (“Happy Choice” e “Upriver”), ma con il quartetto d’archi ed un potentissimo e sornione sax baritono in dialogo con una straordinaria e graffiante chitarra.
“A title to come”: il non-titolo forse racconta della mia fatica-fastidio, a volte, a dare titoli ad una materia così indefinita come la musica. Diceva Montale: “[…] si esauriscono i corpi in un fluire/ di tinte: queste in musiche. […]” (da “Ossi di seppia”: Portami il girasole).
Tuttavia devo ammettere che i titoli aiutano ad inquadrare, in parte, il messaggio.
Ma per stavolta un titolo datelo voi a questo ultimo brano, in trio, su ritmi latini, che conclude il nostro viaggio nel caleidoscopio del mio autoritratto.
Ringrazio di vero cuore tutti gli straordinari musicisti coinvolti in questo progetto:
Marco Ricci per i suoi preziosi consigli, il suono caldo del suo basso elettrico, un accompagnamento contrappuntistico pieno di ritmo e le sue sempre originalissime improvvisazioni.
Giulio Visibelli per la sensibilità con cui interpreta le mie melodie e la scioltezza di assoli ardui e bellissimi.
Luca Meneghello per un chitarra graffiante, estrosa, vibrante e potente, piena di virtuosismi e di quell'entusiasmo contagioso che è proprio della sua persona.
Martino Malacrida per i suoi ritmi decisi e vari, la tecnica stupefacente e una precisione da orafo finissimo.
Il “Khora Quartet” capitanato da Luca Campioni. Quartetto affiatato, sempre attento e preciso e con il quale mi sono davvero emozionato a suonare.
Infine ringrazio Alberto Boi, editore di questo e della maggior parte dei miei precedenti CD, nonché tecnico del suono a cui si deve il meraviglioso risultato che anche qui potete ascoltare.
Lavoro nascosto il suo, ma che si inscrive a pieno titolo come gesto artistico che veicola e condiziona in maniera determinante quanto suonato dai musicisti. L'opera di registrazione, di missaggio, il lavoro sui timbri, il riverbero giusto e tante altre moltissime piccole sottigliezze che non sappiamo, ma che sentiamo, fanno di Alberto uno dei migliori fonici in circolazione non solo per le competenze specifiche, ma per quel gusto artistico che ha coltivato in lunghissimi anni di esperienza.