Conversation with Africa |
2004
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Simple sound - Catene - Stasi e ascensione - Opportune divergenze - Ishmael - Coincidenze - Namhanje (Today) - Illusions - Alba Africana
Formazione Gianmario Liuni (pianoforte), Daniela Panetta (direttrice ensemble vocale), Sandro Cerino (sax, flauti e clarinetti), Giulio Visibelli (sax e flauti), Tito Mangialajo Rantzer (contrabbasso), Alessio Pacifico (batteria), Elio Marchesini (percussioni).
Testi: Mara Cantoni Composizioni originali e arrangiamenti: Gianmario Liuni tranne "Namhanje" (Musica tradizionale africana) ed "Ishmael" (Abdullah Ibrahim)
Milano - 16,18,19 ottobre 2004 Advice Music CD AM006 |
PRESENTAZIONE |
Per dirla tutta, il mio approdo all'Africa è stato di tipo induttivo. Quando ho sentito l'esigenza di scrivere quei brani che poi ho raccolto in questo lavoro, mi proponevo essenzialmente tre cose. La prima di scrivere una musica che fosse ritmicamente ricca e trascinante; la seconda di giocare su degli ostinati al modo di quei “Black” e “Upsetting Line” che già avevo inserito in “Altri Porti”; e infine di creare un contrappunto fra più linee melodiche, sia tematiche sia improvvisate, che si avvalessero anche dei principi polimodali.Solo dopo essermi voltato indietro mi sono accorto che la mia musica guardava dritto verso l'Africa, fosse questa l'Africa “nera”, terrestre e potente dove la musica è un fatto collettivo, sociale, l'Africa “araba”, mistica, misteriosa e raffinata o una sintesi di entrambe.Così è nato “Conversation with Africa”, un incontro non deciso a tavolino ma sviluppatosi spontaneamente a priori; un magico incontro dai colori decisi come quelli di questa terra misteriosa.Ringrazio di cuore Sandro Cerino per la partecipazione entusiastica che ha riservata a questo mio progetto, evidenziata nei suoi bellissimi, sinceri ed estroversi assoli e nel “monumentale” arrangiamento delle parti strumentali di “Simple Sound”. Mara Cantoni per il bel testo di “Simple Sound”. Giulio Visibelli per la maestria armonica e il tratto sempre elegante e pieno che imprime ai suoi fiati. Alessio Pacifico fine cesellatore della batteria (si ascolti Coincidenze) sempre in grande empatia con le mie esigenze artistiche. Tito Mangialajo Rantzer perché anche in presenza di bassi ostinati riesce a trovare spazi di incredibile varietà ritmica e melodica. Elio Marchesiniper la magistrale esecuzione di “Alba africana” e per aver dato una presenza ritmica sorprendente e colori inusitati e insospettati alla mia musica. Daniela Panetta per la decisa direzione del coro (un vero piacere vederla all'opera). Infine ringrazio lo splendido coro che generosamente ha voluto dedicarsi con passione alla nascita di “Simple Sound”. Gianmario Liuni - (note di copertina) |
RECENSIONI |
Recensione tratta da "Jazzit": Il lavoro di Gianmario Liuni appare sempre composto, avvertito nelle composizioni e nei soli. In "Conversation With Africa", tuttavia, sceglie di espandere i piani espressivi per farsi solenne, drammatico, forte e persino festoso. Sono le molteplici facce dell'Africa quelle che vuole illuminare il pianista: dal brano iniziale, Simple Sound, molto vicino ai pezzi di Fela Kuti, a momenti più tesi come Stasi e Ascensione, gravati da quel groviglio di sofferenze che siamo tenuti ad associare al tipico immaginario dell'Africa. Sostenuto dai suoi sodali, e in particolare dall'operatività dei legni e delle percussioni, Liuni riesce nell'interno di definire il suo rapporto con il macrocosmo africano mantenendo un comportamento stumentale prosciugato, minimo, e una scrupolosa attenzione agli arrangiamenti. I quali sono i veri significanti di un disco indovinato, sentito e non convenzionale. Gianpaolo Chiriacò (Jazzit, anno 8 n° 36 Settembre-Ottobre 2006)
Recensione tratta da "All About Jazz Italia": Queste conversazioni che il pianista Gianmario Liuni intrattiene con l'Africa, seguendo un approccio che egli stesso definisce “induttivo”, rappresentano un confronto e un incontro con alcuni degli stilemi della musica del continente africano, senza tuttavia rinnegare o subordinare un'identità musicale occidentale, quella che Liuni aveva espresso più pienamente altrove, ad esempio in Mottetti.Così, se al centro del lavoro campeggia, molto simbolicamente, la splendida “Ishmael” del pianista sudafricano Abdullah Ibrahim, al quale è poi dedicato anche “Namhanje”, basato su un canto originale africano, brani come l'iniziale “Simple Sound”, con la presenza di un coro, “Stasi e ascensione” e “Opportune divergenze”, pur mettendo in rilievo il ruolo degli ostinati e facendo trasparire alcuni motivi di ispirazione africana, sono nella loro struttura propriamente frutto della sofisticata cultura europea, forse ancor più che jazzistica. Così come lo sono “Coincidenze” e “Alba africana”, per indole e composizione ridotta del gruppo.Queste considerazioni, descrittive e utili per non fraintendere lo stile di questo lavoro di Liuni, non ne inficiano il valore, che sta infatti in larga misura nella qualità con cui sono messi in scena elementi “europei” come la composizione, l'arrangiamento di gruppi talora piuttosto ampi, la nitidezza dei suoni e del loro incrociarsi polifonico. E in questo la qualità dei musicisti che accompagnano Liuni è fondamentale, in particolare quello dei fiati di Sandro Cerino e Giulio Visibelli.Nel complesso, un disco interessante, che colpisce per originalità e chiarezza. Neri Pollastri (All About Jazz Italia, 16-1-2007)
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