Il Soggetto è il Mare

2007
 

CD 1: Bagnasciuga - Il paesaggio di Hulot - Cercavo tra le righe il mare - I cupi suoni il vento i vasti spazi - Non so di cosa tu abbia paura - Tramonto meccanico

CD 2: Sul grande mare - È come se un'orchestra respirasse - Porto azzurro - Liquefazione - Panorama - Il mare tocca roco sulla riva - La collina dell'usignolo :: "Bis" ::

 

Formazione 

Gianmario Liuni (piano, piano elettrico), Maria Patti (voce), Sandro Cerino (sax contralto e soprano, clarinetto basso, flauto, flauto in sol, flauto cinese, ottavino),

Marco Ricci (basso elettrico, contrabbasso elettrico), Alessio Pacifico (batteria), Elio Marchesini (percussioni, marimba)

 

Composizioni originali e arrangiamenti: Gianmario Liuni

 

Cesano Boscone (MI) - 22,26,27 Novembre e 13,14 Dicembre 2007

Advice Music CD AM 014


PRESENTAZIONI

 

Di Caramella-Liuni ascoltiamo ora: “Il Soggetto è il Mare”. Canta Maria Patti.

Non sono canzoni. O almeno non nel senso più comune del termine.

Partiamo dalla genesi. Una delle domande più frequenti che si rivolgono all'autore è se di una sua canzone abbia scritto prima le parole o prima la musica. La risposta è spesso: «dipende». Dipende dall'ispirazione, dall'occasione, dalle contingenze che circondano o addirittura provocano la creazione artistica. Qui, invece, la cronologia è conosciuta: nascono (molto) prima le poesie di Alberto Caramella e poi le musiche di Gianmario Liuni.

Proseguiamo. Liuni è un jazzista, con alle spalle una produzione che si è da subito distinta per cultura e raffinatezza. E non ci sarebbe nulla di strano se avesse qui dedicato parte della sua creatività alla canzone d'autore, nel solco di illustri predecessori come Brecht, Weill, il francese Kosma, o lo stesso Giorgio Gaslini, che al genere ha dedicato recentemente un imponente Song Book . Il problema, dunque, non si porrebbe. Se non fosse che, per un'alchimia segreta, a vedere la luce è un qualcosa di difficilmente catalogabile secondo le categorie comuni; e non soddisfa neppure paragonare l'operazione di Liuni a un moderno ciclo liederistico. Anche se, scorrendo le partiture, gli elementi ci sarebbero tutti. C'è un testo poetico; c'è una scrittura musicale rigorosa, a tratti quasi contrappuntistica; la melodia aderisce al significato di un testo che ha un soggetto unico (lo dice il titolo) ed è stilisticamente ben caratterizzato; la linea vocale interagisce con gli altri strumenti, che mai semplicemente accompagnano, creando invece un intreccio sorprendentemente cameristico, in un dialogo serrato delle parti. Eppure, proprio nel momento in cui sembra di aver trovato l'etichetta giusta, qualcosa sfugge allo schedario, per andare oltre, varcare i confini e liberarsi da qualsiasi catalogazione.

Si dovrebbe ascoltare questo CD prima di fare o pensare qualsiasi altra cosa, addirittura prima di guardare se la copertina è bella, o chi è Liuni, o Caramella (la rima è venuta da sé…). Bisognerebbe apporre questa avvertenza sulla confezione: «Prima di tutto, ascoltate», invocando quell'atto di fiducia che andrebbe accordato a ogni novità musicale. 

Impossibile, certo, ma è proprio l'ascolto la chiave per interpretare queste pagine. Da bravo musicologo l'approccio analitico alla partitura dovrebbe essere il mio primo impegno. Ma mi sono accorto subito che non sarebbe bastato. Esattamente come Liuni è riuscito a scoprire e trasformare in musica tutto il sotto testo, o meglio il “retro” testo delle poesie di Caramella; così si è tentato di fare nell'indirizzare la registrazione di questi brani, scoprendo io stesso in diretta l'universo espressivo che si nascondeva nel “retro” di queste partiture.

C'è un verso che mi ha colpito subito: «… questo cammino / Dove ad ogni curva ci si aspetta di vedere il mare / Di lontano annunciato dal cielo». È la semplice quanto perfetta rievocazione di quell'eccitazione che prende tutti, ogni volta che si parte per le vacanze, quando ad un certo punto del viaggio inizia la spasmodica attesa di scorgere il mare dietro la siepe che divide le carreggiate dell'autostrada, o dietro la collina, o appunto dopo ogni curva. Il mare, annunciato dall'azzurro del cielo, diventa il luogo di rifugio, di scampo, di rinnovo. Il mare dei nostri ricordi, dei nostri sogni. Quel mare dietro ogni curva è la musica trovata da Liuni dietro ogni parola.

Ho un solo rammarico: non aver mai letto le poesie di Caramella prima di averle ascoltate. È talmente compiuta l'aderenza melodica e musicale al testo poetico, che ora fatico a non intonare questi versi, già di per sé sorprendenti. Liuni ha portato alla luce le note insite nei suoni delle parole, nei silenzi delle pause, e gli ha dato una forma e una veste, facendone un'entità nuova, fatta di ricordi e immagini che prendono vita.

Torno per l'ultima volta alla riflessione iniziale. Ritengo che una canzone di De André muoia nel momento stesso in cui si tenta di tradurla in una partitura musicale. La canzone è per sua stessa natura una tradizione orale, di cui si può scrivere il testo, il giro armonico impiegato, magari un accenno della condotta melodica. Ma deve essere cantata o ascoltata per essere ricordata. Dal lato opposto, un Lied di Schubert nasce sulla carta per essere poi trasmesso: l'autore, insomma, vi ha condensato tutto il suo universo per affidarlo all'interprete, di volta in volta diverso, ma che sostanzialmente ripropone la medesima musica.

Liuni sembra porsi al crocevia di questi due generi. Da una silloge poetica nasce un corpus musicale scritto, rigoroso nella puntualità della partitura da affidare ai musicisti. Però, il Jazz ci ha messo subito il suo magico zampino, che Liuni accoglie non per meccanica riverenza stilistica, ma perché è proprio quell'anima libera ad alimentare tale musica, quel fuoco che ha reso il Jazz la musica più rivoluzionaria del secolo passato, che affida all'interprete, o meglio alla sua professionale istintività, la missione di rendere ogni fraseggio un'esperienza unica e irripetibile.

Nell'apparente rigidità della griglia musicale proposta da Liuni, tutti i musicisti (tutti grandi professionisti del jazz) che hanno partecipato a questa registrazione, si sono sentiti inizialmente imbrigliati, frenati; e così suonavano in modo legnoso, forzato, imbacchettati da busti che dopo poco si sono rivelati inesistenti. Infatti, pian piano tutti hanno scoperto che le note erano sì scritte, ma viaggiavano su binari talmente aperti che la personalità di ciascuno avrebbe trovato di lì a poco il proprio (nuovo) modo di esprimersi. Il flauto (o il sax) inizia a giocare con la voce, le due linee melodiche si intrecciano, si scambiano le parti, interviene il pianoforte, che crea una terza strada da percorrere, finché sopraggiunge il basso, che dal fondo emerge con una quarta voce, viatico ritmico che con la batteria (e/o le percussioni) forma un nuovo sistema di volta in volta tematico o strutturale.

Un complesso che all'inizio ho accennato come cameristico, nell'accezione più classica del termine: mi ricorda quello stile settecentesco di conversazione tra le parti, in cui nessuna spicca, se non per esporre la sua opinione e subito rientrare nell'insieme strumentale. Uno stile che qui diviene ancor più dialogico, tanto che parole e note assumono pari forza semantica, e la poesia si distribuisce su piani posti a diverse profondità. A riprova, è il trattamento musicale operato sui testi, sempre brevi, per cui necessariamente ripetuti più volte. Ma questa insistenza permette di percepirne tutto il significato, di colmarne il riverbero con uno spessore via via maggiormente compreso e acquisito. Versi che si caricano dell'energia prodotta dalla musica e nel proprio incedere la riversano su chi ascolta. La scelta di una scrittura sillabica della melodia sul testo è un'ulteriore garanzia di intelligibilità, con versi che si posano su frasi musicali costruite per toni vicini. Processo non semplice se si vuole scampare banalità e ripetitività. Ecco allora che le scelte armoniche si palesano, mai ovvie, eppure sempre godibilissime, di immediata percezione. Per cui non vi sorprendete se vi ritroverete a fischiettare queste canzoni, che canzoni non sono, ma a noi suonano tali, per cui di tanto scrivere e parlare nulla rimane, se non il consiglio: stiamo zitti e prepariamoci ad ascoltare.

Marco Iannelli

 

 

Con esitazione il brillante avvocato fiorentino Alberto Caramella nel 1995 si affacciò alla ribalta letteraria col suo primo libro di versi, dall'autoironico titolo Mille scuse per esistere . Aveva sessantasette anni, ma era poeta da sempre, e infatti quel volume sottotitolava 1945-1995 : un cinquantennio di poesia. Da quel momento, e incoraggiato dall'accoglienza critica, Alberto Caramella (1928-2007) si dedicò interamente alla poesia che, del resto, era sempre stata la sua vera e segreta ragione di vita. Nel 1997 apparvero I viaggi del Nautilus; nel 1999, Lunares Murales; nel 2005, Il libro liberato. In parallelo, Caramella, con la Fondazione Il Fiore , sviluppò un'intensissima attività di animazione culturale nella Casa della luce, la straordinaria, simbolica e avveniristica costruzione elaborata dal poeta con l'architetto Lorenzo Papi, che è diventata luogo d'incontro per poeti e artisti: dal Nobel Derek Walcott, a Mary de Rachewiltz, a Mario Luzi, ai più bei nomi della poesia internazionale. L'attività della Fondazione è tuttora fervida sotto la direzione di Maria Grazia Beverini Del Santo, e i familiari del poeta ne tengono viva la memoria.

Oltre alle quattro raccolte principali, Caramella, che ha all'attivo anche opere saggistiche, ha pubblicato una selezione tematica trasversale dei suoi testi, con il titolo Il soggetto è il mare . Proprio da questa silloge Gianmario Liuni ha scelto i testi da musicare. Con sensibilità d'artista, Liuni ha immediatamente colto che il mare, nella poesia di Caramella, non è un «tema», ma, propriamente, il «soggetto» che dà respiro a una concezione dell'uomo e della natura che nulla esclude del mistero.

Il mare, secondo gli psicanalisti, è il simbolo dell'inconscio, da cui vengono i sogni e le pulsioni segrete. Il mare di Caramella non è il mare dei naviganti e dei paesaggi o, più esattamente, non è soltanto quello. È un mare mentale come è dichiarato nel secondo brano musicato: «Cercavo tra le righe il mare / e non guardavo il mare. / Com'è sembrato spento / quand'ho guardato! Così reale». È la vittoria della poesia sulla realtà. Il mare «tra le righe» è più vero del mare reale, perché la poesia attinge più direttamente la verità a cui il reale può soltanto alludere.

Certo, nei versi di Caramella c'è anche la contemplazione stupefatta del mobile confine tra acqua e terra (Bagnasciuga ; Il mare tocca roco…), e l'invasiva presenza di un destriero introduce nel paesaggio un vento forte di libertà (I cupi suoni, il vento…). Ma la contemplazione rimanda sempre a un oltre segnato da una scia di luce (Il passaggio di Hulot ), che «persiste a lungo» (Liquefazione) anche quando «inavvertita si genera la notte» (Sul grande mare). Il poeta davanti al mare è solo (Porto azzurro, Panorama ): il «tu» interviene due volte, per essere rassicurato (Non so di cosa tu abbia paura) o per soffrire un'assenza: «È come se un'orchestra respirasse / in tutti i suoi strumenti. (Tu non c'eri)». E quest'ultima annotazione fa riaffiorare un'immagine di Raffaele Carrieri: «Altra volta venni / Io venni dal mare / Vestito di penne. / Avevo l'arpa / Sapevo cantare / E anche danzare. / Ma tu non mi vedesti» (La civetta, 1949). La storia fa irruzione di sghembo, nella fatica degli operai mentre «si sgombrano le scene, tace l'orchestra» (Tramonto meccanico): incontrastato e misterioso, su ogni cosa vittorioso è il mare.

Gianmario Liuni ha voluto musicare, dopo le dodici poesie di Caramella, anche La collina dell'usignolo, dal poemetto Miryam di Nazareth, di Elio Fiore (1935-2002), il poeta leopardiano segnato dalla visione della deportazione degli ebrei nel ghetto di Roma, a cui assistette da bambino. E i versi di Fiore, intrisi di sacro, forniscono pudicamente una chiave interpretativa anche del «soggetto» di Alberto Caramella: «E il mare, lontano era già l'infinito».

Cesare Cavalleri

 

Ringrazio Gianmario Liuni per aver voluto coinvolgere nella sua ultima impresa musicale la Fondazione il Fiore, creata a Firenze da Alberto Caramella come punto d'incontro per poeti e votata a un'intensa - e orgogliosamente anacronistica - promozione della poesia italiana e internazionale. In effetti, come si chiedeva Montale, nell'attuale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti, la poesia? Noi crediamo che la Fondazione il Fiore nei suoi oltre dieci anni di vita sia stata uno dei luoghi dove la poesia è veramente “di casa” e ci piace pensare che lì possano adesso risuonare le note di questo felice connubio tra musica e poesia che interpreta liricamente con grande successo e con molti suggestivi richiami un soggetto eterno come il mare.

Davide Caramella - www.fondazioneilfiore.it


RECENSIONI

 
 

Recensione tratta da "All About Jazz Italia":

Nuovo singolare lavoro del pianista Gianmario Liuni, autore cinque anni orsono di un altro CD - Mottetti - dove, come in questo caso, la musica si coniugava con la poesia. La differenza è che in questo doppio CD, Il soggetto è il mare, Liuni si dedica interamente alla musica e prende a spunto i brevi, folgoranti versi del poeta Alberto Caramella - avvocato nella vita, che solo in età avanzata manifestò la sua attività creativa, lasciando dopo la morte diverse raccolte e una fondazione, "Il fiore"(www.fondazioneilfiore.it), dedita a quest'arte.

Sebbene questo genere di operazioni sia sempre rischioso, Liuni pare averlo nelle proprie corde e, così come nel caso di Mottetti, il risultato è assai positivo, anche dal mero punto di vista musicale. Merito della sua attenzione compositiva e realizzativa, ma anche degli ottimi collaboratori, primo tra tutti uno straordinario Sandro Cerino, suggestivo al soprano e al flauto, di grande espressività al contralto (si ascolti ad esempio il solo in "Cercavo tra le righe il mare"), originale e intenso ai clarinetti. Una personalità musicale che dona una luce particolare all'intero lavoro.

Da lodare inoltre la discrezione interpretativa di Maria Patti, che trova l'equilibrio tra la mera recitazione dei testi - che sarebbe probabilmente risultata spenta - e la performance del canto - che avrebbe potuto offuscare la suggestione dei versi. E, ovviamente, gli interventi pianistici di Liuni, anche lui in equilibrio tra classicismo cameristico e jazz contemporaneo.

Un'opera nitida, concettualmente rara, ottimamente messa in scena.

Neri Pollastri (All About Jazz Italia)

 

Recensione tratta da "Studi Cattolici":

L'ascolto de Il soggetto è il mare del compositore Gianmario Liuni, su poesie di Alberto Caramella e una di Elio Fiore, evoca mondi lontani, sogni colloquiali che vibrano amore e tenerezza, intrecciati l'uno con l'altro da fili argentei e famigliari che parlano di cose semplici, di colloqui intimi con un amico invisibile e assolutamente personale. Una presenza discreta che ci capisce sempre, forse un angelo fatto solo per noi. La sfida di Liuni è stata quella di musicare poesie di per sé interamente significative, e non un testo per musica che attende il getto fecondo dei suoni per realizzarsi compiutamente. Una sfida vinta perchè Liuni non si è messo nella posizione di musicare le parole, ma di fare scorrere le note in modo parallelo a esse, convocandone lo spirito con quieta morbidezza: un piccolo gruppo da camera (piano, sax, clarinetto, flauto, percussioni) impreziosito da finezze timbriche (piano elettrico, flauto cinese, marimba) s'intreccia con una voce che accompagna il testo senza imporsi con i propri temi musicali a forza, ma privilegiando l'eufonia delle parole con scale modali (una ascendente, in particolare, quasi leitmotiv della raccolta) e misurate campate melodiche. Le sonorità sono soffici e le accentuazioni naturali, tutto per una esperienza che non appartiene né al genere classico, né a quello jazz, ma, anche per merito della bellissima voce, gentile e calda, di Maria Patti, alla poesia dell'anima.

Massimo Venuti (Studi Cattolici, n° 580 Giugno 2009)

 

Recensione tratta da "Jazzit":

Mettendo in musica i versi di Alberto Caramella, poeta fiorentino recentemente scomparso, Gianmario Liuni compie una delle operazioni più delicate che un artista possa affrontare, quella di scrivere partiture coerenti al senso pooetico. Liuni compie due scelte: far ascoltare, in più occasioni, frammenti audio legati al mare per materializzarne la presenza, e costruire un sestetto capace di valorizzare, su tutto, l'espressività della voce, quella di Maria Patti che avrà il compito della lettura canntata dei frammenti poetici. La scrittura musicale è elegante, tipica dei Lieder strumentali, forse troppo disciplinata.

Luciano Vanni (Jazzit, anno 11 n° 54 Settembre-Ottobre 2009)

 

Recensione di Maria Giovanna Missaggia (poetessa):

I ragazzi che collaborano all'Ulisse e quelli che hanno partecipato alla scorsa edizione dell'Eroe mai cantato hanno gia' avuto modo di conoscere la figura di Alberto Caramella (1928-2007), poeta fiorentino da poco scomparso e autore di numerose raccolte dai titoli che già di per sé sollecitano la curiosità e colpiscono l'immaginazione del lettore (Mille scuse per esistere , 1995; I viaggi del Nautilus, 1997; Interrogazione di poesia, 2000).

Di una di queste raccolte, Il soggetto è il mare (2000), Gianmario Liuni ha musicato i testi, cantati da Maria Patti, la cui voce ha una sonorità, più che ricca, verrebbe da dire sontuosa per l'ampiezza dei registri vocali che sa intonare celando completamente all'ascoltatore la difficoltà dei passaggi.

Da questo punto di vista, Marco Iannelli, autore del commento musicale all'album, ha ragione nell'invitare a prestare completamente attenzione alla musica, prima ancora di conoscere i testi poetici che ne sono alla base, non perché, vorremmo aggiungere, la bellezza della composizione musicale sia indipendente dalle parole, ma perché essa introduce in modo immediato alla loro complessità, fa da cassa di risonanza ai loro significati e ne approfondisce gli echi.

Tuttavia, è solo l'analisi dei testi che rivela le corrispondenze tra musica e poesia.

Sempre nel commento all'album, Iannelli osserva come la partitura musicale abbia una struttura rigorosa e “a tratti quasi contrappuntistica”.

Ora, proprio il contrappunto è la cifra compositiva di quasi tutta la raccolta, la cui caratteristica preminente è la sapiente, difficile unione tra brevità e linearità dei versi e delle struture sintattiche ed una articolazione delle immagini tutt'altro che semplice, fitta di corrispondenze e di antitesi, di richiami e di inversioni, di contrappunti figurativi, insomma, che costituiscono l'equivalente della tecnica contrappuntistica musicale. Ben otto testi su dodici sono icentrati sulla figura dell'antitesi: mare/terra o mare/cielo (Bagnasciuga, Non so di cosa tu abbia paura, Il mare tocca roco sulla riva), poesia/realtà (Cercavo tra le righe il mare), luce/tenebre (Il passaggio di Hulot, Sul grande mare, Liquefazione), libertà/prigionia (Porto azzurro).

Nel breve giro di ogni componimento trovano spazio singole immagini marine, quasi un album di diapositive, perfettamente combacianti con le fotografie che lo stesso Liuni ha voluto porre accanto a ciascuna poesia. Solo che l'aspetto descrittivo è ben lontano dall'esaurire i significati racchiusi nei testi: l'incontro della luce e delle tenebre si trasforma, infatti, da descrizione naturalistica in narrazione di miti cosmici, come Sul grande mare, una lirica che intreccia ad un tempo immagini bibliche sulla genesi del mondo, echi della poesia classica nella rievocazione degli amori del giorno e della notte, o di quella romantica nel combaciare di amore e morte, tutte suggestioni cosi' trasfuse tra loro da costituire un linguaggio poetico completamente diverso dai singoli elementi che concorrono a comporlo.

Anche da questo punto di vista, musica e testi rivelano un'ulteriore analogia. Così come nelle composizioni che accompagnano le poesie la partitura jazzistica convive con le tecniche della canzone brechtiana, del Lied di Schubert e perfino della musica cameristica, allo stesso modo nei testi di Caramella si intrecciano riprese ritmiche che rievocano i Canti leopardiani, un uso metaforico del mare che per l'intensità dei significati che racchiude ricorda quello di Montale nella sezione Mediterraneo degli Ossi di Seppia, e una sensibilità cromatica unita al gusto del frammentismo che richiamano la poesia di Virgilio Giotti. Ma nessuno degli aspetti ora citati costituisce un elemento prevalente e neppure caratterizzante, sono piuttosto come le voci di un orchestra che singolarmente prese non esauriscono il tema melodico che scaturisce invece dal loro intreccio e dalla loro sovrapposizione, allo stesso modo in cui, come osserva Iannelli, nella musica di Liuni ciascuno strumento, il pianoforte, il basso, il sax emerge a tratti “per esprimere la sua opinione e subito rientrare nell'insieme strumentale”.

Attraverso questa orchestrazione, concentrata nel giro di pochi, brevi versi, l'autore raggiunge ciò che costituisce invece il carattere inconfondibile di questa, come di altre sue raccolte, ossia;la capacità di potenziare i significati allegorici delle immagini senza rinunciare a strutture semplici e lineari nella sintassi e nella metrica ed alla trasparenza descrittiva. Il mare diventa così uno spazio immenso al centro dell'universo ed attorno al quale la terra ed il cielo, con i loro cambiamenti di luci colti con precisione fotografica, mettono in scena drammi cosmici che rievocano fasi e momenti dell'esistenza umana. Parlo intenzionalmente di “scena” perché dai versi non è mai assente la consapevolezza che le immani rappresentazioni che si svolgono in cielo, sopra il mare, o attorno ad esso sulla terra, sono come il fondale di un teatro, nel quale si sviluppano azioni drammatiche, che sembrano svelarci il senso dell'universo e della vita umana, se non fosse che esse pure sono frutto di un'illusione: il mare, alla fine, non riesce a schiudere alcun segreto rivelatore all'uomo che lo guarda (“Ho guardato lo stesso panorama/ cercando di costringerlo a parlare”, Porto Azzurro) e la sera il teatro del mondo viene smontato e si rimanda al giorno dopo la fatica, sempre uguale, di allestire lo spettacolo di un nuovo mattino e l'illusione di poter attribuire un significato reale alle cose (“Si smontano gli attrezzi i trucchi calano/ [...] Per oggi basta, si replica domani./ E' una fatica che si fa sentire”, Tramonto meccanico).

Proprio il conferimento di un senso è lo sforzo costante della vita, qui rappresentata dal suo simbolo, la luce, per cui la morte è quasi liberazione e forse risposta ultima all'interrogativo insoluto (“Persiste a lungo l'ultimo splendore/ e cede piano/ che quasi chiama a liberarlo il buio”, Liquefazione). Nei procedimenti razionali dell'allegorismo, pertanto, Caramella immette una profonda carica emotiva e malinconica, e proprio questa conciliazione, di per sé molto difficile, costituisce l'elemento più straordinario di questa raccolta ed il contributo più personale dell'autore alle esperienze poetiche del nostro tempo. 
 
Maria Giovanna Missaggia